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La storia del Pandolce Genovese

Leggenda vuole che sia stato il doge Andrea Doria, nel ‘500, a bandire un concorso tra i maestri pasticceri di Genova per la creazione di un dolce rappresentativo della ricchezza cittadina. Questo dessert doveva essere coerente con l’anima marinara genovese: nutriente ma di lunga conservazione, da tenere in cambusa durante i lunghi viaggi per mare. Nacque così il pandolce, una sorta di focaccia di pasta lievitata farcita.

Indipendentemente dall’attendibilità storica del fatto, il pandolce si collocò saldamente nella tradizione del Natale ligure, tanto da diventare il protagonista di un rito propiziatorio di salute, fortuna, soldi per il nuovo anno.

Ancora oggi, secondo gli usi familiari, al più giovane spetta il compito di infiggerci sulla sommità un ramoscello d’olivo o d’alloro in segno di devozione; al più anziano, quello di tagliarlo con l’accortezza di serbare una fetta per il povero che si presenta alla porta.

Diffuso ormai in ogni periodo dell’anno, il pandolce si trova sia nella forma alta e ben lievitata tradizionale, che in quella bassa e compatta più recente. Il pandolce si mantiene fresco anche per un mese, poi si secca e si può conservare a lungo, in vista di una sua possibile resurrezione con il semplice passaggio in forno.


Fonte: https://www.taccuinigastrosofici.it/ita/news/moderna/pasticceria/Pandolce-genovese-o-panduce.html#:~:text=Leggenda%20vuole%20che%20sia%20stato,dolce%20rappresentativo%20della%20ricchezza%20cittadina.&text=Nacque%20cos%C3%AC%20il%20pandolce%2C%20una,focaccia%20di%20pasta%20lievitata%20farcita.

Foto: Pandolce Genovese Panificio Barbieri

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